Molto spesso quando si scrive un racconto non si pensa a rileggerlo, le parole ti inseguono velocemente e vorresti solo mettere su carta le tue emozioni. Scrivendo Il Canto nel Vento, mi sono immersa nell'atmosfera romantica dell'amore visto dall'uomo, provando a immaginare cosa provi davanti alla donna che ama e di fronte a un sentimento così forte. Il protagonista della mia storia non solo rievoca questo sentimento per lui quasi scontato e banale, ma riesce in qualche modo a ricordare di poter amare chiunque, e della necessità di farlo per poter vivere. come una condizione normale per l'essere umano, senza la quale sarebbe solo un automa pronto a vegetare sulla terra. qui sotto posto uno stralcio della mia Opera, tratto dal capitolo 7 " Quando è nato il primo figlio di mia sorella ho capito che non avremmo più condiviso la stessa vita come facevamo da bambini. Entrambi eravamo diventati adulti e non potevamo tornare indietro. Kaede era ancora esausta per il parto. Nonostante ciò si occupava della casa come sempre con molta cura e pazienza. In un pomeriggio dello scorso autunno le andai a fare visita. Mio nipote dormiva nella sua culla e nella casa regnava il silenzio più assoluto. Mio cognato era a lavoro così ne potevamo approfittare per stare da soli e chiacchierare. Mentre Kaede preparava il tè la osservai a lungo. Vista così, assorta e intenta in quello che stava facendo, nella sua cucina piccola ma confortevole, illuminata dal sole, mi ricordò mia madre e mi sembrò per un po' di essere tornato alla mia infanzia quando la fissavo in cucina mentre ci preparava la merenda tornati da scuola. Mio nipote era fortunato ad avere per madre mia sorella. - Perché sei così serio? - mi chiese all'improvviso. - Mi sono rivisto nella cucina di casa nostra... - - Quando fissavi la mamma? Com'eri buffo! - - Anche il piccolo Kenichi sarà come me. - - Lo spero! E tu? Quando ti deciderai ad avere dei figli? Non credi che Hayame sia pronta? - - Non sarei un buon padre...lo sai che mi spazientisco facilmente. E poi sono troppo concentrato sul lavoro in questo periodo... - - Non è che cerchi soltanto un pretesto per evitare la cosa? - - È probabile... - - Hayame non ti ha mai parlato di questo suo desiderio? - - No...perché? Con te l'ha fatto? - - Una volta, mi ha detto che le sarebbe piaciuto avere dei figli prima dei trent'anni. - - Quindi dovremmo farne uno entro l'anno prossimo - ironizzai un po' arrabbiato. Hayame aveva l'abitudine di tagliarmi fuori da certi argomenti come a volermi far apparire il cattivo della situazione. Non mi aveva mai parlato del suo desiderio di maternità concentrata com'era sulla sua carriera, mi sembrava assurdo anche che l'avesse pensato. - Non dirle niente...se non ne ha parlato con te forse è perché sa che tu non ne hai ancora voglia...o forse lei non è la persona giusta per te... - - Perché ripeti sempre questa frase ogni volta che cade il discorso su Hayame? - - Perché quando si ha trentaquattro anni, si è uno scrittore affermato e si convive da quasi 4 anni, mi sembra assurdo non desiderare dei figli. Capisco che tu non voglia sposarti...ma un figlio..è la gioia più grande che la vita possa dare. - - Quando sarà il momento non ci penserò nemmeno, vedrai... - - Lo spero… - Mia sorella era l'unica al mondo a cui potessi aprire il mio cuore e non restarne ferito. Per gli altri diventare adulti era stato un passaggio normale della vita, una fase che non si può evitare.

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